Settimo congresso mondiale dei leader religiosi in Kazakhistan, prima di ogni dogmatismo c’è l’uomo

di mons. Ettore Malnati - 22 settembre 2022

Papa Francesco, nonostante i seri problemi di deambulazione, non ha voluto mancare in Kazakhistan al Congresso dei Leader delle Religioni Mondiali e Tradizionali che si è svolto a Nur-Sultan, capitale di quello Stato in cui convivono musulmani, ebrei e cristiani soprattutto ortodossi. I cattolici sia latini che di rito orientale sono una esigua minoranza.

Papa Francesco sa che è venuto in una terra multietnica, multiculturale e multireligiosa con circa 150 gruppi etnici e più di una ottantina di lingue diverse ed una storia alle spalle di “deportati e di eroi” come ricordò Giovanni Paolo II nel primo viaggio di un Pontefice in quella terra.

Nonostante la costituzione del Kazakhistan definisca la laicità dello Stato, essa prevede la libertà religiosa che dona dignità a tutti coloro che per etnia e cultura professano una religione diversa. Questo rispetto lo si è notato all’accoglienza di Papa Francesco.

E il Papa nel suo discorso alle autorità ha espresso apprezzamento per “la tutela della libertà… per l’affermazione del valore della vita umana attraverso l’abolizione della pena di morte ed auspica ….. che questo grande Paese continui ad essere sinonimo di armonia e di pace”.

Papa Francesco nel suo discorso si dice lieto di vistare il Kazakhistan nel trentesimo anniversario dell’indipendenza e dei rapporti con la Sante Sede.

Nell’incontro con i capi religiosi, in cui era assente il patriarca di Mosca Kirill, ma vi era, suo delegato, il metropolita Antonij, Papa Francesco ha toccato molti temi come la non giustificazione della violenza, la necessità che il sacro non sia puntellato dal potere e che in nome della Croce non si giustifichino conflitti. Ma ciò che a mio parere ha dato una lettura qualificante è stato il richiamo antropologico di Papa Francesco quando ha affermato: ”L’uomo è la via della religione”.

Dicendo questo ha dato valenza alla dichiarazione conciliare della libertà religiosa che appunto ha cambiato l’atteggiamento della Chiesa in questo campo.

Il Concilio aveva sottolineato nella fase di discussione e poi nella Dignitatis humanae che la dignità e la tutela dei diritti umani presuppongono essenzialmente la persona umana.

In tal senso il Concilio ha dato al mondo e alla Chiesa questo criterio antropologico che non potrà essere bypassato senza alterarne l’oggettività. È la persona umana infatti soggetto ed oggetto di dignità.

Già dissero i predecessori di Francesco, e in particolare Giovanni Paolo II nell’enciclica Redemptor hominis che la via della Chiesa è l’uomo. Qui Papa Francesco sottolinea a tutti i rappresentanti delle religioni che prima di ogni dogmatismo vi è l’uomo, maschio e femmina, nella sua dignità di immagine di Dio e di custode della Casa comune e di ogni aspetto della dignità della persona, come la vita e la libertà religiosa.

Questo è il significativo messaggio che deve essere posto a fondamento per il dialogo interreligioso ed anche internazionale, per stemperare nazionalismi e integralismi che sfociano sempre nell’impoverimento di quella universale fraternità così necessaria per ristabilire pace e giustizia.