Valore della femminilità come dono per l’umanità

di mons. Ettore Malnati - 1 Novembre 2022

Intervenendo alla Conferenza organizzata dalla Caritas Internazionale presso la sede dell’Unesco a Parigi il cardinale Parolin, Segretario di Stato Vaticano, sul tema della leadership femminile ha esortato a stigmatizzare e a superare “certe derive ideologiche, con il pretesto di rispondere ad alcune aspirazioni talvolta comprensibili che finiscono in realtà per svilire la stessa comprensione della donna e dei suoi diritti”.

Ha sottolineato inoltre, rivolgendosi ai responsabili della cosa pubblica dei vari Stati del mondo, sia occidentali che orientali, di avere il “coraggio di investire invertendo così l’imbarazzante e asimmetrico rapporto tra spesa pubblica per l’istruzione e i fondi destinati agli armamenti… puntando sulla centralità dell’educazione intesa come via principale per affrontare consapevolmente le disuguaglianze strutturali che minano la convivenza civile”.

Queste riflessioni oggi sono più che mai pertinenti e doverose da promuovere e tutelare da parte della Comunità internazionale nei vari Stati.

Stiamo assistendo, per quanto riguarda la dignità della donna, la sua promozione in campo culturale, civile e personale, ad una seria preoccupazione che impedisce una serena incidenza alla femminilità nel vivere civile.

Se nel mondo occidentale vi è nelle Istituzioni la qualificata presenza della donna sia nel campo educativo, culturale e politico, nel vissuto privato assistiamo a violenze, sopraffazioni e femminicidi che si consumano anche tra le mura domestiche. Questo degrado è frutto di una concezione deviante della persona umana come donna che viene recepita e considerata al di fuori della sua individualità e libertà che non può essere in sudditanza ad alcune Istituzioni, neppure quella matrimoniale, ma deve essere in relazione paritaria sempre e comunque.

Si è purtroppo, anche in Occidente, particolarmente a causa di educazione sociali e religiose che considerano la donna in sudditanza maschilista, di fronte ad un crescendo di parità rispettosa della libertà e dignità femminile che preoccupa.

La donna nella sua femminilità è essenziale nella vita sociale, culturale, religiosa e familiare. Il considerare la donna “proprietà”, perché vi è tra lei e l’uomo un vincolo istituzionale come il matrimonio, non consente ad alcuno di mortificare la libertà e la dignità della donna.

Qui è doveroso che i responsabili della Comunità civile progettino percorsi educativi anche in tal senso verso chiunque provenga da culture o religioni dove questa promozione della donna è latente. La violenza e la mortificazione del rispetto della femminilità nelle sue forme è un gravissimo impedimento alla promozione della dignità della persona umana.

Stiamo purtroppo assistendo a questo dilagare che ha bisogno di un cambiamento di rotta attraverso un piano educativo sistematico ed efficace a tutti i livelli.

Come giustamente ci si è attrezzati nello stigmatizzare la pedofilia è altrettanto necessario farlo contro ogni abuso verso le donne e la loro femminilità da tutelare e promuovere in una società che intende dare senso alla dignità del genere femminile.

Vi sono poi quegli Stati, soprattutto orientali, dove vige una legislazione teocratica in cui la donna è profondamente limitata nella sua libertà. Si pensi all’Afghanistan e oggi alle più che giuste proteste delle donne in Iran dove la legge islamica è anche legge dello Stato. È doveroso fare opinione e anche pressione perché la Comunità Internazionale non rimanga indifferente a queste sopraffazioni e prenda delle posizioni che concretamente obblighino a riconoscere, al di là di legislazioni anche culturali e religiose la “oppressione” dei diritti fondamentali della persona, quali sono anche quelli della donna, a tutela e promozione della femminilità, che è patrimonio del vivere civile in ogni latitudine del pianeta.

Certo l’abbandono senza concreta condizione per la dignità delle persone nell’Afghanistan è stata grave omissione da parte dell’Occidente che difficilmente può trovare una giustificazione. Investire sia sulla cultura della dignità della persona e in una concreta educazione che nella rinuncia alla corsa agli armamenti sono due fondamentali attenzioni che la Comunità Internazionale dovrebbe promuovere se si vuole sconfiggere violenza e conflittualità armate per un vissuto rispettoso e lontano da sopraffazioni che minano la convivenza pacifica tra i popoli e il valore indiscusso della femminilità quale dono per l’umanità.