Introduzione al libro "Appunti per una teologia della sinodalità". A cura del Vescovo di Trieste Enrico Trevisi

Nelle ultime stagioni ecclesiali abbiamo abitato linguaggi diversi per superare quella drastica distinzione tra Chiesa docente (il Papa e i Vescovi) e Chiesa discente (il popolo di Dio chiamato ad obbedire: un popolo inteso come altro dal Papa e dai Vescovi). Quella che ha la prerogativa del sapere già a priori per opera dello Spirito Santo, e quella che invece deve semplicemente obbedire, come è proprio dei sudditi.

Abbiamo parlato di “collaborazione” tra preti e laici ma subito per dire che non era sufficiente, perché ad essa era sotteso che i laici restavano solo dei semplici collaboratori e niente più. Occorreva spingersi verso la “corresponsabilità”, riconoscendo a ciascuno carismi e ministeri con i quali edificare la Chiesa e contribuire a svolgerne la missione fino agli estremi confini della terra. E tuttavia dalla collaborazione-corresponsabilità ben presto l’ecclesiologia e lo stesso magistero (come riporta Malnati in questo saggio) si sono protesi verso la “comunione” quale categoria che unificava teologicamente l’apporto indispensabile di ciascun battezzato, e dentro lo specifico del dono dello Spirito ricevuto: papa e vescovi, presbiteri e diaconi, religiosi e religiose e ogni tipologia di vita consacrata, laici e laiche, associazioni e movimenti… Una “comunione” che non può restare ostaggio di letture psicologiche, emotive, sociologiche ma che rimanda ad approfondimenti scritturistici e teologici variegati. Da una parte abbiamo come riferimento puntuale la Trinità e dall’altra la realtà socio-antropologica del popolo di Dio, con la necessaria disamina delle componenti ministeriali e carismatiche, che certamente rimandano allo Spirito e a Cristo ma che pure sottolineano molto la componente umana e culturale, magari sotto l’egida dei “segni dei tempi”. Solo con una “cristologia della comunione” evitiamo la deriva di letture parziali e unilaterali per restare aperti al protagonismo dello Spirito Santo in ogni fase dell’essere e dell’agire ecclesiale. È lo Spirito il “collante” sia della comunione dei singoli battezzati con Dio, ma pure della comunità intera con Dio, e anche della comunità al suo interno e verso l’esterno, la missione, l’umanità intera.

“Collaborazione” – “corresponsabilità” – “comunione” se continuamente riletti a partire dalla Parola di Dio spingono nella direzione della “sinodalità” che è la cifra per dire oggi l’autocomprensione della Chiesa: “la sinodalità è dimensione costitutiva della Chiesa”. “O la chiesa è sinodale o non è Chiesa”. La sinodalità è la pressante richiesta del magistero di papa Francesco ed è l’oggetto del presente studio.

Protagonista della sinodalità è lo Spirito Santo che ci sorregge nel ripartire dalla Parola di Dio e dispiega la complessità della Chiesa articolandola con i suoi ministeri e carismi: la sua identità, il sui senso d’essere rimane l’evangelizzazione e l’unità e fraternità che appartengono alla missione della Chiesa. E l’obiettivo è la comunione personale di ciascuno con Dio ma anche la realizzazione della comunità fraterna dei discepoli (la Chiesa evangelizzante e la Chiesa che celebra il Mistero di Amore di Dio) e la fraternità-fratellanza universale.

La Chiesa sinodale di cui si parla richiede l’approfondimento del ruolo e delle forme di esercizio dell’autorità, ma anche delle peculiari responsabilità che appartengono ai Christifideles in forza del battesimo e dunque del sacerdozio battesimale che configura a Cristo re, sacerdote e profeta.

Il “camminare insieme” che la sinodalità istituisce reclama il riconoscimento del peculiare apporto di ciascuno, in forza dei doni dello Spirito. L’arroccarsi sullo specifico di ciascuno, con uno stile rivendicativo, conflittuale, sindacale può portare a definire con precisione ruoli e compiti ma alla fine svilisce la comunità in una spartizione di poteri, in un nuovo clericalismo, spesso denunciato dal papa.

La sinodalità di cui parliamo è per ridire e rilanciare la dimensione evangelizzatrice che appartiene a tutto il popolo di Dio e che non può ridursi a ministero dei preti o a carisma di qualche istituto di vita consacrata. E neppure a una Teologia del laicato che rivendica un proprio spazio, ma sempre in una logica di spartizione. Malnati arriva a dire che il concetto dell’intera chiesa chiamata ad uscire verso le periferie per evangelizzare (EG 46) implica la conversione dalla “aristocratica” collegialità alla “popolare” sinodalità: in essa ciascun battezzato si responsabilizza in ordine al portare il Vangelo dentro la realtà di questo mondo secolarizzato. L’intera famiglia umana è la destinataria dell’annuncio del grande progetto di amore del Padre che ci dona suo Figlio sulla Croce e che ci dà di camminare fin da ora nel suo Spirito di amore e di unità fraterna.

Tanti temi sono abbozzati (per es. il ruolo delle donne, l’esercizio dell’autorità, i diversi ministeri, il sensus fidei, l’experientia fidei…). Rimane l’imperativo dell’incarnare la sinodalità in ogni esperienza ecclesiale. Su questo siamo tutti chiamati a metterci in gioco, a fare un passo in avanti. Chi sta a guardare cosa succede, chi con distacco denigra e giudica, chi con orgoglio si tira fori pensando che lo Spirto lo possiede solo lui, si chiude a quanto Dio scrive nella storia del suo popolo, della Chiesa di oggi, di quel Regno di Dio a cui occorre aprirsi con cuore e intelligenza.

Come in ogni altra epoca, così ci insegna la storia della Chiesa, potremo anche avere ritardi o dover poi rettificare forme e anche dottrine, ma avremo vissuto la nostra appassionante sfida di evangelizzatori dentro questa epoca. Chi sta alla finestra con nostalgia, chi semplicemente ripete formule senza preoccuparsi che non dicono nulla al cuore degli uomini di oggi, si condanna a priori all’irrilevanza o fare della fede un folklore da museo.

Sinodalità può essere la dinamica di una Chiesa che si rialza, perché tutti riscopriamo di essere chiamati dallo Spirito a farci segno, ad essere sacramento (per il battesimo) di un Dio vicino, di un Dio di Misericordia, di un Dio che vuole la salvezza di questa umanità fragile e naufraga.

Grazie a mons. Ettore Malnati per le tante suggestioni e per l’itinerario che qui ci invita a fare. Ora a tutti l’augurio di percorrere la sinodalità.

Prossimi Eventi Culturali Studium Fidei in programma

Theologicum dello Studium Fidei
I corsi per la comunità di mons. Ettore Malnati

1. L'ecumenismo

2. Il dialogo ecumenico

3. L'arianesimo nella Chiesa

4. Problema del Filioque

5. Cultura e Spiritualità II Millennio

6. Umanesimo e Riformatori

7. Anglicanesimo

8. Primi gruppi sull'unità dei cristiani

9. Alle origini dell'ecumenesimo spirituale

10. Verso lo spirito del Vaticano II

11. Dal Concilio Vaticano II ad oggi - parte 1

12. Dal Concilio Vaticano II ad oggi - parte 2

Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro

Matteo 18:20